RISCALDAMENTO: AUTONOMO O CENTRALIZZATO??

Nel nostro Paese, complici congiunture economiche particolarmente delicate, la necessità di ottenere un effettivo risparmio sulle bollette energetiche è sicuramente un obiettivo primario sia per i conti dello Stato, chiamato oltretutto al rispetto di impegni internazionali sottoscritti in tema di salvaguardia ambientale, sia per le imprese in perenne affanno di competitività nazionale ed internazionale, sia per qualunque cittadino sempre più alle prese con bilanci famigliari a rischio di profondo rosso.

quali sono i pro e i contro di un impianto autonomo, e quali del centralizzato?

Cosa scegliere?


E’ noto che spesso l’impianto di riscaldamento centralizzato presente nei vecchi condomini è fonte di insoddisfazione per gli utenti, che devono pagare le spese ripartendole in base ai millesimi di proprietà e non in base ai consumi effettivi.

Per i fabbricati costruiti a partire dal 1991 la legge stabilisce che debbano essere predisposti per l’installazione di impianti di riscaldamento o climatizzazione autonomi, oppure di impianti dotati di dispositivi individuali di contabilizzazione dei consumi. Il problema si pone quindi per i condomini di più antica costruzione.
L’impianto autonomo consente di impostare le temperature in base alle esigenze individuali, tuttavia non è detto che questo tipo di impianto porti sempre a dei consumi inferiori rispetto a quello centralizzato.
I consumi sono infatti influenzati da vari fattori, tra cui l’isolamento delle pareti. Tra l’altro, se le pareti non sono adeguatamente isolate, ci può essere anche sottrazione di calore da parte dell’appartamento adiacente, quando in questo il riscaldamento è spento, con conseguente aumento di consumi nell’unità in cui, invece, è acceso.

Non bisogna poi trascurare il rischio maggiore dovuto alla presenza di una caldaia e di una canna fumaria nella propria abitazione.
I costi di manutenzione di un impianto autonomo non sono trascurabili perché, per legge, l’utente, responsabile in prima persona, deve far visionare l’impianto una volta l’anno da un tecnico specializzato, che deve fornire un libretto di manutenzione su cui annota gli interventi e appone la firma.
Ogni due anni lo stesso tecnico deve eseguire l’analisi dei fumi ed un controllo della canna fumaria.
Le canne fumarie possono anche essere visionate dai moderni spazzacamini che, con sofisticate apparecchiature e telecamere, controllano lo stato del condotto.

Se invece, in un impianto centralizzato, si dota ogni radiatore delle apposite valvole termostatiche per regolare la temperatura stanza per stanza e l’impianto è fornito di contabilizzatore di calore, è dimostrato che si può avere una diminuzione dei consumi anche del 20%. Anche l’installazione di cronotermostati in grado di programmare temperature ed orari di accensione, contribuisce ad una migliore razionalizzazione dei consumi.
Infatti, con una gestione computerizzata, la caldaia ottimizza la gestione del calore, adeguandola alla richiesta degli utenti, i quali pagheranno in base agli effettivi consumi.
Per realizzare, invece, un impianto autonomo occorrono, oltre all’impianto termoidraulico collegato alla colonna montante centrale, una caldaia ed una canna fumaria.
Sono poi necessarie una serie di opere murarie, il cui costo va ad aggiungersi alle spese per la parte impiantistica.
I condomini che si distaccano dall’impianto centralizzato sono tenuti comunque al pagamento del 5% delle spese generali di riscaldamento e dei millesimi per la manutenzione.
 

A cura di REDAZIONE CASETRENTINE.IT - Fonte LAVORINCASA.IT
12 dicembre 2012 riscaldamento , articoli casa , bollette

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