Sospensione IMU: quali possibili scenari si aprono

A seguito della dichiarazione del nuovo Esecutivo di voler sospendere la rata di giugno 2013 dell’imposta municipale unica, non si può evitare di domandarsi cosa avverrà a dicembre, nel momento del saldo della tassa.

Il tributo resta oggetto di discussione col Pdl che, nonostante l'abbia istituita a suo tempo, ora chiede persino la restituzione della cifra pagata dai contribuenti nel 2012.

Certo è che dopo la “sospensione”, tra giugno e novembre, Letta si troverà a dover scegliere come risolvere la questione dell’IMU.

Vediamo ora i possibili scenari.


L’esenzione totale sulla prima casa equivale a circa 4 miliardi di euro per l'anno corrente, invece la restituzione dell’IMU 2012 richiederebbe ben 8 miliardi. Non ci vuole molto per capire che ciò non può che comportare un aumento delle tasse sui redditi, dei lavoratori o delle imprese, o sui consumi al fine di recuperare le mancate entrate e per poter eventualmente restituire i miliardi già incassati. 
L’abolizione di un’imposta sul patrimonio (seppur poco gradita e talvolta iniqua) se deve portare all’aumento della tassazione sui redditi e sui consumi non pare essere una valida misura per favorire la risalita dell'economia italiana e la redistribuzione del carico fiscale tra i contribuenti.

I più preoccupati restano i Comuni che vedrebbero scendere di circa 2 miliardi il loro budget, che viene utilizzato per erogare le prestazioni ai cittadini. Se mancasse un istantaneo intervento statale di compensazione, i comuni dovranno finanziarsi per 6 mesi a tassi di mercato. Anche nel caso in cui, a dicembre, la tassa venisse ristabilita nella sua interezza, nel frattempo i Comuni subiranno interessi sul loro debito vedendosi costretti a ridurre i servizi ai cittadini. A Roma si discute quindi un anticipo delle aliquote standard ai comuni, oppure di includere gli incrementi stabiliti dai vari enti locali coprendo totalmente l’imposta 

Permane la questione delle case in affitto, che potrebbero essere maggiormente tassate per compensare la mancanza di entrate dell’IMU. A Confedilizia resta “a cuore” il problema degli affitti, sostenendo (con logica inconfutabile) che una risoluzione che riversasse sulle locazioni l’assenza di introiti Imu incrementerebbe il mercato nero degli affitti (già sin troppo amplio), con conseguenze gravi in fatto di calo dell’offerta abitativa ai giusti prezzi. A ciò si sommerebbe una discesa delle entrate Irpef o di quelle della cedolare secca.

Non si deve dimenticare che nel nostro paese le imposte sull’acquisto della seconda casa risultano essere mediamente otto volte superiori all’Imu e chi ha una seconda casa non deve essere necessariamente un milionario; si tratta frequentemente di immobili di modesto valore, spesso frutto di eredità di genitori e parenti.

Restano tre ora le macro-ipotesi sul tavolo dei tecnici:

  • sostituire l’Imu con una “Service tax” accorpando quindi Imu e Tares con una soluzione di ispirazione francese, dove ai Comuni spetta la riscossione di una tassa onnicomprensiva per tutti i servizi che forniscono ai cittadini. Tale tassazione però in terra di Francia è applicabile solo agli immobili di lusso;
  • sostituire l’IMU con una fare “tassa federale” (sul modello tedesco) legata alla rivalutazione delle rendite e gestita direttamente dai Comuni. Questa soluzione risulterebbe valida se prima venisse però messa in atto revisione del catasto e quindi non pare realizzabile in pochi mesi;
  • rivedere l’imposta municipale unica già esistente considerando un ampliamento delle detrazioni per la prima casa e per i carichi familiari; legando così saldamente la tassa al reddito reale e all’indicatore socio-economico equivalente.

Resta questione a sè, ma non di minor importanza, l’Imu sui patrimoni strumentali (capannoni e negozi), riguardo a cui l’Esecutivo dovrebbe elaborare nuove e più valide proposte risolutive.
 

A cura di REDAZIONE CASETRENTINE.IT - Fonte NEWS ATTICO.IT
8 maggio 2013 imu , imposte , imup , crisi economica

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