Casa Rumorosa, costruttore condannato

Sentite i vostri vicini di casa fare sesso ad ogni ora del giorno e della notte? Dalle pareti arriva, martellante, il pianto di un neonato? Al piano di sopra vi pare di avere una discoteca di musica afro? Non è detto che la colpa sia di vicini troppo focosi, neonati inferociti o amanti della musica "a palla".

È la sentenza della Corte Costituzionale 103 del 29 maggio 2013 (che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 15, comma 1, lettera c, della legge 4 giugno 2010, n. 96) a spianaree la strada alle cause tra privati, cioè tra acquirente e costruttore. Ma solo per chi ha acquistato l'immobile tra il 2003 e il 2009


Se nella casa che avete acquistato a prezzo di tanti sacrifici la quiete è un sogno, la responsabilità potrebbe essere del costruttore che, in barba alle norme vigenti, ha risparmiato sui materiali di costruzione e sull'isolamento acustico. È quanto accaduto ad una dipendente dell'Azienda sanitaria che aveva acquistato un appartamento in zona ospedale S. Chiara. La donna, difesa dall'avvocato Valentina Leonardi del Foro di Rovereto, ha vinto una causa civile ottenendo dal Tribunale di Trento un risarcimento che, tra danno, interessi e rivalutazione, sfiora i 60 mila euro. Certo i soldi non cancelleranno i rumori molesti dei vicini, ma certo aiuteranno a sopportare.

La donna per qualche anno aveva tollerato, anche se facendo i turni sul lavoro aveva bisogno di riposo. All'inizio al piano di sopra abitavano dei sudamericani, notoriamente gente esuberante e amante della musica. Ma il disagio non finì neppure quando si insediò un'altra famiglia: il bambino dei vicini si sentiva piangere come se fosse nella stanza accanto, si avvertivano persino i discorsi fatti con tono di voce normale o le persone che salivano le scale.

La proprietaria aveva un amico che si occupava tra l'altro di rilievi in materia acustica. Questi dunque posizionò le sue apparecchiature e scoprì che la casa non rispettava né i requisiti acustici passivi previsti dalla legislazione italiana e neppure quelli, meno stringenti, introdotti da una norma provinciale. Insomma quella casa, e la soletta in particolare, da un punto di vista acustico era "un colabrodo".

La perizia disposta dal tribunale ha infatti stabilito che tra i due piani c'era uno scarso abbattimento di decibel, molto inferiore al limite minimo stabilito per legge. E dunque il giudice ha condannato a risarcire il danno in solido, quantificato nel 20% del valore dell'appartamento, non solo l'immobiliare che aveva realizzato e venduto la palazzina ma anche l'impresa che aveva realizzato i lavori di muratura anche se questa sosteneva di essersi limitata a seguire le indicazione del direttore lavori.

Questo non è un caso isolato. Anzi una recente sentenza della Corte costituzionale ha riaperto la possibilità per i proprietari di appartamenti che non rispettano i requisiti acustici passivi di citare in giudizio i costruttori. La materia da un punto di vista normativo è complessa. C'è una legge quadro sull'acustica che è la 447 del 1996. Poi c'è un decreto del presidente del consiglio dei ministri (dpcm 5.12.97) che ha stabilito i parametri minimi che devono essere rispettati in edilizia per tutti gli immobili: così pareti perimetrali, solette, muri divisori tra unità immobiliari devono garantire un certo valore di abbattimento del rumore. Se l'immobile non soddisfa questi requisiti, l'acquirente può rivalersi sul venditore perché trattasi di grave vizio costruttivo.

Forse per evitare una valanga di cause sui costruttori, il legislatore è intervenuto nel 2010 prevedendo che, in attesa di recepire la normativa europea, la norma del dpcm che consentiva di rivalersi non si applica tra privati e questo con valore retroattivo. Le cause dunque sono state stoppate. Ma sulla materna è intervenuta a maggio la Corte costituzionale che ha "bocciato" la norma riaprendo la strada al contenzioso tra privati. «Non sempre la colpa per rumori molesti in casa è dei vicini - sottolinea l'avvocato Leonardi che sulla base della sentenza della Consulta ha riproposto in appello altre due cause per vendita di appartamenti male isolati acusticamente - spesso la responsabilità è del costruttore che ha edificato al risparmio. Per verificare basta un accertamento tecnico e, qualora vi sia la conferma, chi ha acquistato casa tra il 2003 e il 2009 è in tempo per fare causa». Questo solo se l'acquisto è avvenuto entro il 2009 perché un'altra norma salva costruttori ha previsto che da quell'anno non sia più possibile fare causa, salvo casi conclamati come quello di cui si è occupato il Tribunale di Trento.

A cura di REDAZIONE CASETRENTINE.IT - Fonte L'ADIGE - QUOTIDIANO
3 ottobre 2013 trento , nuove realizzazioni , buone notizie per la casa

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