Quanti Designer ci vogliono per "cambiare" una lampadina?

Quando Samuel Wilkinson, un giovane designer britannico, ha deciso di ridisegnare le lampadine a basso consumo energetico con lo scopo di ottenere l'eccellenza tra valore estetico e sostenibilità ambientale, si è incamminato in un lungo percorso: è molto difficile spingersi oltre i confini del territorio degli archetipi, sopratutto se devi anche sviluppare un nuovo modello di produzione.

Esistono oggetti che sembrano avere una forma così “naturale”, quasi come se la natura stessa li avesse creati -o ci avesse concesso di farlo seguendo le sue regole- e non fossero possibili per loro altre forme. La lampadina a incandescenza è uno di questi oggetti.

Forse il design acquista maggior significato quando è utilizzato per sfidare l'inevitabilità degli archetipi, rimpiazzando la scritta 'si fa così' con 'perché bisogna farlo così?'.

Wilkinson, le cui lampadine restituiscono una certa bellezza formale all'oggetto che aveva perso quando le lampade a fluorescenza hanno sostituito le precedenti al tungsteno, ha imparato in questo viaggio che non ci sono scorciatoie per l'innovazione. Mentre può apparire evidente quale sia la destinazione, il percorso è spesso privo di segnaletica, con territori difficili da attraversare.


Perché hai creato la lampadina 'Plumen 001'? Perché ci dovrebbe servire?

L'opportunità di creare 'Plumen 001' mi si è presentata quando ho incontrato l'azienda Hulger all'inizio del 2009. Loro hanno presentato questa sfida per l'ideazione di una 'lampadina a risparmio energetico di design'. Ho pensato che avrei potuto lavorare su un progetto che aveva il potenziale di cambiare le regole del gioco ed era una sfida interessante. Le lampadine a basso consumo hanno la pessima reputazione di essere qualcosa che si è obbligati a usare, invece di essere un'oggetto desiderabile. Le comuni lampadine a incandescenza erano di una bellezza semplice, ma le lampadine a fluorescenza appaiono progettate da un ingegnere, mancano 'dell'anima' di quelle originali. C'era una concreta opportunità di aggiungere un valore estetico a questo oggetto di uso tanto comune.

Quanto tempo ti ha preso il progetto e quante sfide ha presentato?

La fase progettuale è durata due anni e mezzo dalla prima idea fino al lancio sul mercato. Le difficoltà erano per lo più restrizioni tecniche. E' stato come processo di apprendimento, infatti analizzando la procedura di fabbricazione delle lampade a fluorescenza standard, divenne subito chiaro che dovevamo pensare a una nuovo metodo di produzione se volevamo modificarne radicalmente la forma. Nuovi metodi non erano mai stati esplorati prima per questo tipo di oggetto, e ci volle un anno e molti progetti respinti per arrivare a una procedura attuabile. Il bulbo di vetro era la sfida maggiore: il metodo con cui viene riscaldato e modellato è molto restrittivo e il rivestimento fosforescente può essere applicato solo in una certa maniera, questo obbliga alla forma. Un ulteriore problema delle le lampadine a basso consumo è il colore, che generalmente produce una luce bianca fredda. Noi abbiamo finito per avere una lampadina più gialla che produce una luce calda e accogliente pur mantenendo una brillantezza al pari di un prodotto di classe A. Un'altro grande scoglio è stato trovare la giusta estetica, sia per la lampadina fine a sé stessa che per il fatto che dovesse adattarsi alle sedi già esistenti. E' stato difficile dare un valore formale all'oggetto durante la fase progettuale, perché non esistevano riferimenti precedenti per compararla. Questo significa che ti devi davvero fidare del tuo istinto per trovare la forma giusta. Per avere un ottimo design finale era importante sviluppare una forma che avesse una complessità organizzata: qualcosa che a prima vista potesse apparire quasi casuale, ma poi, girandoci attorno, diventasse più razionale e riconoscibile.

Come definisci il termine “sostenibilità”?

La sostenibilità nel design secondo me si trova nella qualità e nella longevità: un prodotto a lunga durata è spesso più sostenibile di un prodotto che funziona per un tempo breve anche se quando viene gettato via , viene riciclato e rifatto. Altri principi come l'efficienza energetica, trovano la loro importanza sia nel funzionamento che nella produzione che deve essere semplice e intelligente, riducendo così l'energia spesa per realizzarla. Anche la riciclabilità è importante, specialmente in una produzione il larga scala; ma il termine 'riciclare' viene spesso svenduto per motivi di mercato e non supportato comprendendo pienamente il suo significato.

21 settembre 2012 design , curiosità , Consigli di CaseTrentine

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