Pavimenti in resina: cosa sono?

Resina è il nome generico di molti prodotti sia naturali che sintetici che hanno particolari proprietà plastiche.

Le resine naturali vengono solitamente estratte dalle piante: appena estratte sono traslucide, viscose e caratterizzate da odore pungente, mentre in fase solida tendono a cristallizzare.

Le resine sintetiche, per molti aspetti simili a quelle naturali, sono ottenute mediante particolari processi chimici, in modo da ottenere un prodotto che abbia caratteristiche meccaniche e applicative tali da consentirne un largo utilizzo in edilizia.

Ma vediamo cosa significa posare un pavimento in resina: quali sono i pro e quali i contro.


L'uso delle resine nel campo dell'edilizia risale a circa 30 anni fa, inizialmente nelle infrastrutture e successivamente in ambito industriale, con particolare impiego nel settore alimentare poiché estremamente igieniche; nell’ultimo decennio le resine si sono imposte sempre di più nel settore residenziale e commerciale, poiché permettono di realizzare superfici di svariato tipo.
Infatti solo materiali estremamente duttili possono permettere di realizzare molteplici effetti, permettendo ad architetti ed ad designers di spaziare a 360°, rendendo gli ambienti vere e proprie opere d’arte uniche ed irripetibili.

Scegliere un pavimento in resina non significa quindi scegliere un pavimento prefinito, pronto all'uso nelle condizioni in cui viene campionato (es: ceramiche, moquettes, pvc, laminati, ecc.). Scegliere un pavimento in resina significa iniziare un percorso progettuale che porta, come risultato, alla messa in opera nel proprio ambiente di una soluzione unica ed irripetibile, sottesa alle esigenze estetiche e prestazionali richieste dal cliente e al processo applicativo operato dal posatore.

La resina permette di creare superfici infinitamente varie a livello estetico: potendo combinare a piacimento colori, finiture (liscio/ruvido e riflettente/opaco) ed effetti decorativi. Al contempo l'elevata resistenza meccanica, all'usura e agli agenti chimici, unite alla facilità di pulizia e le caratteristiche igieniche e atossiche di questo tipo di finitura, lo rendono uno dei compromessi migliori tra valore estetico e pratico.

Chiaramente nemmeno la resina è indistruttibile. E' resistente, supporta carichi elevatissimi, non si macchia, ma non è indistruttibile. Di conseguenza, le maggiori resistenze all'acquisto derivano da timori di carattere pratico.
L'invecchiamento generato da graffi, abrasioni, cadute accidentali di oggetti è parte integrante del prodotto e, anche se fastidioso, deve essere visto come normale sviluppo del ciclo di vita del pavimento. I segni del tempo risulteranno più evidenti su pavimenti cromaticamente uniformi e lucidi, dove anche la minima imperfezione tende a risaltare. Un pavimento spatolato e opaco maschera in modo molto più concreto l'invecchiamento e garantisce un ciclo di vita molto più lungo.

La limitata resistenza ai raggi UV, che determina l'ingiallimento precoce è una caratteristica solo delle resine epossidiche: le resine poliuretaniche, cementizie ed acriliche non soffrono di questo problema; per questo è consigliabile, in caso di utilizzo di resina epossidica, progettare un pavimento con colori tendenti al paglia, per rendere meno evidente il fenomeno.

L'ultima ma importantissima cosa da sapere riguarda la preparazione del supporto su cui andrà stesa la resina: non avendo un proprio corpo, la resina risente particolarmente dello stato del supporto sottostante. Rotture, crepe e micro cavillature sono inestetismi non intrinsechi alla resina (se applicata correttamente) e derivano nella quasi totalità dal movimento del supporto a cui sono ancorate. Valutare correttamente il sottofondo e progettare un ciclo applicativo idoneo al supporto presente permette di eliminare la maggior causa di problemi post-posa di un pavimento in resina.

A cura di CREATTIVA DESIGN - Fonte Kemper-system
10 ottobre 2012 design , ristrutturazione , Consigli di CaseTrentine

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